I suggerimenti per giovani ambiziosi e stressati

Lo stress non è sempre negativo. C’è chi sostiene che sentirsi stressati sul lavoro sia un bisogno inconscio, dettato dalla necessità di essere visibili e di sentirsi importanti. O al contrario dalla paura della solitudine. Quasi un modo per distrarsi dall’incontro con se stessi. A descrivere uno degli aspetti dello stress è il presidente della Società italiana di psicologia, Antonio Lo Iacono, commentando la pubblicazione di un manuale americano dal titolo “Simplify your work life”. Un libro che con le sue semplici regole anti-stress, come dice l’esperto, “è sicuramente uno stimolo per i lavoratori italiani”, ma non è certo la soluzione definitiva, anche perché nella realtà lavorativa di casa nostra non è così semplice metterli in pratica. In America, infatti, il sistema lavorativo è organizzato molto meglio, da noi diventa spesso un’utopia cambiare il modo di pensare in ufficio, come suggerisce l’autrice, soprattutto se si vivono situazioni difficili o conflittuali. Bisognerebbe cambiare l’organizzazione del lavoro, la produzione, la motivazione del lavoratore, troppo spesso demotivato.

Come evitare di incorrere nello stress?

Sembra basti porsi questa semplice domanda:” E’ davvero quello che voglio fare nella vita?

Voglio ammazzarmi tutto il giorno di lavoro, per poi crollare la sera davanti alla tv?”.

E se la risposta è negativa, non rimane altro che ridimensionare le proprie scelte lavorative, e in questo modo, anche lo stress può essere uno stimolo creativo e costruttivo alla decisione di cambiare.

C’è anche un’altra faccia dello stress.

Lo psicologo spiega che il bisogno di rimanere “intrappolati” in situazioni stressanti è un modo per essere visibili, perché essere subissati da e-mail, telefonate, sms, nella nostra società fatta di super-informazione, rappresenta un modo per dire che ci siamo, o può essere un alibi contro la solitudine. Così si salta il pranzo, si rimane fino a tardi in ufficio, si lavora senza tregua solo per evitare il confronto con se stessi.

Gabriella Barone

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