Secondo gli esperti quest’anno le allergie da pollini si faranno sentire in maniera più forte del normale, complice un inverno poco piovoso e mite che ha favorito una copiosa fioritura fuori stagione. I pollini, se osservati al microscopio, costituiscono un esercito di simpatiche particelle, variegate e coloratissime ma, per la fetta di popolazione soggetta alle allergie si traducono invariabilmente in una schiavitù da farmaci cortisonici, antistaminici e vaccini mensili. D’altronde, i numeri parlano chiaro. Negli ultimi vent’anni la presenza di allergie respiratorie nei paesi industrializzati è passata dal 10 al 20 percento, con punte fino al 35%. In alcune regioni europee, infatti, addirittura una persona su tre si prepara ad un’estate da incubo. Sono tantissimi gli italiani che, da un mese a questa parte, impazziscono alle prese con riniti, congiuntiviti, starnuti, gole e occhi arrossati. E la flora delle nostre città non ci viene certo incontro, essendo per buona parte fortemente allergenica: pini, querce, tassi, frassini, ginepri, lecci, aceri e acacie. In aggiunta ci sono le piante esotiche, importate per la loro bellezza ma criticabili per la loro salubrità. Come afferma Gennaro D’Amato, direttore delle divisione di malattie respiratorie e allergiche all’ospedale Cardarelli di Napoli, nel libro Pollenosis 2000: “a global approach” , le allergie vengono ormai generalmente considerate come una “epidemia postindustriale”. Tutta colpa del nostro sistema immunitario “tarato male”, che produce in quantità eccessiva alcuni anticorpi, le immunoglobuline E (note come IgE). Gli allergeni contenuti nei pollini a contatto con le mucose delle vie respiratorie interagiscono con le IgE, provocando il rilascio di sostanze chimiche, tra cui istamina e leucotrieni, fortemente infiammatorie. Da quì hanno origine la congestione nasale e bronchiale, la lacrimazione, la tosse e l’asma. Esistono diverse teorie che spiegano l’incremento delle percentuale di allergie nei paesi industrializzati. Alla base del cattivo funzionamento del nostro sistema immunitario ci sarebbe la scomparsa di malattie ben più gravi come Tbc, poliomielite, malaria, parassitosi. In questo modo l’organismo si concentra, reagendo in maniera eccessiva, su nemici di più piccolo calibro e tutto sommato innocui, come i pollini. Un’altra teoria, invece, spiega come sia l’inquinamento a favorire l’aumento dell’insorgere delle allergie, che una volta scatenate non scompaiono più. Soprattutto le minuscole particelle contenute nei gas di scarico delle auto formerebbero coi pollini una miscela micidiale che innesca le allergie. Primo colpevole sarebbe il particolato incombusto delle auto a benzina diesel. Le terapie sono molteplici: dal vaccino sottocutaneo, ai corticosteroidi e antistaminici, utilizzati anche in associazione. Tra le novità si annoverano gli anticorpi monoclonali anti IgE che, bloccando le immunoglobuline presenti nell’organismo, frenano la risposta allergica per quasi un mese. Per il futuro, entro una decina d’anni, si prevede che la genetica produca una soluzione definitiva, per ora solo auspicata dal momento che i geni “incriminati nelle allergie” sono davvero tanti.
Angela Barone